La prospettiva di vita aumenta sempre più e con essa la qualità della vita nella terza età, cambiano le famiglie e cambiano le esigenze e in tale quadro si afferma sempre più il senior housing. Di cosa si tratta e quali sono le prospettive future per chi volesse investire?
Senior housing o “case per anziani” sono delle residenze per anziani autosufficienti destinate a persone che hanno superato i 75 anni di età, ma sono abbastanza autonomi, non hanno particolari problematiche però non vogliono vivere soli e allo stesso tempo non vogliono rinunciare alla socialità, alla libertà e di conseguenza non potrebbero avere una vita soddisfacente in un hospice o in una RSA (Residenza Sanitaria Assistenziale). Il senior housing prevede comunque un minimo di assistenza.
Il successo di questo fenomeno è dovuto a diversi fattori, in primo luogo sono cambiate le famiglie. In passato c’erano più figli in casa e almeno uno si occupava dei genitori, magari restava a vivere con loro o li portava a casa propria. Ora le famiglie sono cambiate, ci sono pochi figli che spesso sono costretti ad allontanarsi per lavoro e i genitori preferiscono non trasferirsi perché si ritroverebbero in una città in cui non conoscono e nessuno e a casa sarebbero per molte ore soli.
L’età media si è molto spostata in avanti e molti anziani hanno una buona autonomia. I dati Eurostat confermano che in Italia oltre il 22% della popolazione totale ha superato i 65 anni di età e ben 14 milioni di persone hanno oltre 60 anni. Si tratta quindi di oltre un cittadino su 4. Nonostante l’autosufficienza dei genitori, i figli non si sentono sicuri a lasciare gli anziani da soli in casa e a loro volta gli anziani preferiscono soluzioni che non li facciano sentire soli. Il senior housing nasce per far fronte a tutte queste esigenze ed è destinato a crescere nel tempo.
Perché si attende una crescita di questo settore?
In primo luogo perché i governi stanno sempre più privatizzando il settore delle cure agli anziani e di conseguenza vi è la necessità di investire su soluzioni che possano far fronte alle loro peculiari esigenze. Sempre più privati investono in questi settori e richiedono l’accreditamento con il SSN. Tali investimenti sono destinati comunque a portare nuova occupazione e questo perché, come detto, un minimo di assistenza deve comunque esservi. Naturalmente lo sviluppo di questo settore porta ad un aumento anche delle vendite nel settore immobiliare, infatti il senior housing richiede delle strutture di medie dimensioni e che possano essere organizzate come una convivenza tra persone autonome, quindi veri e propri appartamenti, piccole case che possano essere usufruite da persone anziane ma con un livello di autonomia elevato.
Per chi investe nel senior housing c’è anche un buon ritorno economico, infatti le rette dal 2010 al 2016 nel settore delle residenze per anziani sono cresciute di circa il 2% annuo, e questo anche perché la domanda è crescente e quindi ad un aumento della domanda corrisponde anche un aumento dei prezzi.
Il servizio di senior housing è rivolto principalmente a persone che hanno un reddito annuo compreso tra 20.000 euro e 30.000 euro.
Tra i Paesi che hanno investito maggiormente nel settore e che hanno un buon ritorno economico in Europa ci sono Francia, Germania e Inghilterra, mentre in Italia si continua a preferire la badante, soluzione che però può limitare la socialità degli anziani, infatti è una opzione che prevede per l’anziano una minore interazione con il mondo che lo circonda. Proprio per questo si ritiene che in breve tempo con il diffondersi del senior housing possa esserci un sempre maggiore interesse da parte delle famiglie. Per ora i privati che si stanno muovendo in questo settore investono soprattutto in città che siano capoluogo di provincia o di regione e che si tratti di appartamenti con solo il 10% di superficie dedicata a spazi comuni, quindi strutture in cui l’anziano possa avere buona socialità, libertà di movimento anche in città e possa mantenere le sue abitudini.”
Articolo creato da Andrea Fantini